«Faccio 50 flessioni ogni mattina»

Imprenditore, sportivo, attore, intrattenitore: Hausi Leutenegger è davvero un fenomeno. In quest’intervista, l’ottantacinquenne racconta come si mantiene in forma, com’è finito in ospedale dopo l’oro olimpico e cosa significa per lui recitare.

Bild: Mauro Mellone

Hausi Leutenegger, cosa dice il Suo biglietto da visita?

Niente (riflette e ne tira fuori uno). «Presidente onorario». Non li ho stampati io. Direi piuttosto «imprenditore». C’è sempre un gran circo intorno a me: tutti conoscono Hausi. Io parlo con tutti e so cosa vuole la gente, ho un’ottima conoscenza della natura umana. Da giovane ho girato molto e in Olanda ho trascorso il periodo più bello della mia vita. I viaggi, lo sport e i film mi hanno aiutato tanto come imprenditore: tutti mostravano curiosità nei miei confronti.

Adesso è in pensione?

Adesso sono diventato un signore anziano. Ho avuto successo nella vita, anche con la mia azienda. Senza crisi e sempre circondato da gente in gamba. Molti di loro sono con me da parecchio tempo, mi stanno a cuore. Ma negli ultimi anni mi sono un po’ ritirato dalla corsa: il mio CEO Urs Vögele, mio figlio e il mio genero si occupano degli affari e mi tengono aggiornato. Il saldo del conto dell’azienda deve sempre essere positivo, altrimenti mi arrabbierei da matti. Chiedo regolarmente informazioni in proposito, mi piacciono le persone e i numeri.

E la recitazione?

Era un hobby, ma mi ha portato anche molte commesse. La mia azienda non ha mai avuto un dipartimento pubblicitario, ero io. Le riprese e tutti gli annessi e connessi erano incredibilmente affascinanti. Non appena la telecamera entrava in azione, ero nel mio elemento. Il cinema è molto più semplice del teatro, a volte mi scrivevo le battute sull’avambraccio.

... e ha lavorato con molti grandi del cinema.

Sono rimasto impressionato da Lewis Collins, un professionista incredibile. Klaus Kinski era un buffo pazzoide: cercava il litigio, sempre e ovunque. Ma con lui mi sono trovato bene e ho imparato molto. Invidiavo le sue doti linguistiche. Io so qualche lingua, ma perfettamente non ne parlo nessuna. Il Signore mi ha dato un sacco di talenti – nello sport ero davvero un campione – ma le lingue non erano tra questi. Dove sono cresciuto io, non si impara a scuola, ma nella vita.

Qual è stato il momento sportivo più importante?

A 19  anni ho vinto il mio primo alloro federale e a Balterswil, il mio paese, sono diventato un idolo. La mia famiglia e i miei genitori erano così orgogliosi! I miei più grandi successi sono stati i quattro allori federali e il quarto posto alle Giornate federali di ginnastica del 1965 a Grenchen...

... non la vittoria olimpica a Sapporo?

No, là eravamo in quattro. All’epoca il bob era brutale. Eravamo troppo pesanti e sapevo che il peso doveva diminuire, altrimenti saremmo stati fuori. Il laterale Hubacher aveva sempre fame, quindi ho smesso io di mangiare e ho perso cinque  chili. Così abbiamo vinto l’oro – e io mi sono preso una polmonite bilaterale. Non riuscivo più neppure a camminare e sono stato ricoverato in ospedale a Tokyo per due settimane. Durante la prima ho lottato tra la vita e la morte.

Quindi ha anche esperienza con il settore sanitario?

Lo sport mi ha dato molto, ma mi ha anche distrutto. Ho subito undici cadute col bob e ancora più infortuni. Ma i medici e le assicurazioni mi hanno sempre trattato bene. Chi si lamenta di loro non è a posto con la testa.

Cosa significa per Lei la salute oggi?

Ci penso un po’ di più. Un mio amico, il famoso ciclista Ferdy Kübler, diceva sempre: «Tortura il tuo corpo, altrimenti sarà lui a torturare te». Ecco perché faccio 50  flessioni ogni mattina. Prima andavo di più in bicicletta e ormai pratico meno spesso anche lo sci. Quando giocavo a golf, il mio handicap era a una cifra, oggi non più. Ma continuo a fare regolarmente esercizio fisico. E da 25 anni bevo Appenzeller tutti i giorni: un bicchierino la mattina e uno grosso la sera.

E cos’altro?

Rido tantissimo, anche di me stesso. Non bisogna prendersi troppo sul serio. Le storie che sento su Hausi, follia! Ridere, fare movimento e avere sempre un piano, qualcosa da fare: ecco cos’è importante.

Cosa significa la famiglia per Lei?

Sono cresciuto in una famiglia modesta, ma meravigliosa. Mia madre era una donna fantastica. Sono un uomo di famiglia per natura. Avevo quattro fratelli e tre sorelle. Due sorelle sono ancora vive. Invecchiare non è facile, perché si perdono tante persone care. (Le campane della chiesa suonano a morto) Le sente?

È credente?

La fede è estremamente importante per me. È l’avarizia il peccato più grande. Io sono sempre stato generoso, sin da ragazzo: quando hai tanto successo, non hai il diritto di tenere tutto per te. Perché un giorno dovrai risponderne.

Di cosa va particolarmente fiero?

Sono fiero di aver potuto aiutare così tanta gente nella mia vita. Quando cresci in un ambiente molto semplice e all’improvviso hai successo, ci sono solo due possibilità: o resti quello che eri o inizi a fare pazzie. Io sono rimasto quello che ero. Parlo con tutti, che siano manovali o milionari. Mi piace la gente. Ho dato tanto e ricevuto tantissimo. Invecchiando capisci che nella vita tutto torna indietro come l’eco dalla foresta. Ci sono sempre state persone che mi hanno aiutato: è così che ho ottenuto il 95% nella mia vita.

E cosa non ha ottenuto?

Ho girato più di 30 film e mi sarebbe piaciuto fare carriera come attore professionista. Ora che ho 85 anni, il mio obiettivo è godermi ogni giorno che passa. Siamo al mondo solo per poco tempo.

Scheda biografica


Hans «Hausi» Leutenegger (85 anni) è cresciuto in una famiglia modesta in Turgovia inferiore, ha completato un apprendistato come fabbro e ha lavorato, tra l’altro, nei Paesi Bassi prima di fondare l’azienda Hans Leutenegger AG nel 1965. Nazionale di ginnastica di successo, nel 1972 ha vinto l’oro nel bob a quattro alle Olimpiadi di Sapporo; inoltre ha partecipato a numerose produzioni cinematografiche, tra cui «Commando Leopard» al fianco di Lewis Collins, Manfred Lehmann e Klaus Kinski. Ha una figlia e un figlio, è al suo secondo matrimonio e vive tra Gran Canaria, Freienbach e Rolle sul Lago di Ginevra.

Contatto